Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Quell'estate al castello

213712
Solinas Donghi, Beatrice 19 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Quell'estate al castello

ero entrata in sala da pranzo col cuore nei tacchi dei sandali, dall'apprensione. Almeno, io lo sentivo circa a quel livello li. C'era già la contessa

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potrebbe andare a vedere! - Perché, tu dici che è profonda? - Credo di no, ma io i piedi non ce li inetto, grazie tante. Guardai l'acqua nera che puzzava

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dentro a quel buco, trovai qualcosa di vivo che rideva rannicchiato dentro e lo tirai fuori con uno strappo, cosi che piombò in piedi nell'acqua vicino

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dovuto andare in America, negli Stati Uniti, perché si fa piú presto a ottenere il divorzio. Almeno, credo che ci sia andata per questo. E cosí sono

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da fare i gattini. Non li fece, però. Anzi, ecco che di botto le esce fuori una voce tutta diversa da prima, chiara e fredda. E quel che disse con la

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. - La lettera era sul comodino e ho visto il timbro. Mia madre è a Parigi. Rimasi un po' li. America e Parigi per me era circa lo stesso, tutt'e due

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: tutto questo succedeva un fracco d'anni fa. Adesso voi magari vi credete che a quei tempi le ragazzine se ne stessero con un fiocco in testa come

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labbro di sotto e fece l'occhio vago. Le riusciva molto bene perché li aveva, gli occhi, di un colore nuvoloso, tra il celeste e il grigio. - Quali

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c'era un muraglione a terrapieno, molto alto. Le grotte erano scavate dentro. La prima dunque era piú una nicchia, grande grande ma non tanto

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abbastanza conosciuto. Ci andavano per far compere di vestiario, per il dentista, e tante altre cose. I carabinieri poi, nemmeno a farlo apposta, li

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l'ho già detto. Star li come se niente fosse era diventata la sua specialità. Intanto arrivò la lettera di sua madre, in un'altra busta crema. Diceva

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raccontò tutti quei particolari della sua fuga. Non ce ne stancavamo mai né io né lei, tanto è vero che li ho imparati a memoria. Di quello che aveva

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accorsi che lui sorrideva sotto i baffi. (Non lo dico per modo di dire, li aveva davvero, del colore della sabbia, insomma di un biondo un po' grigio

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e tondo di paglia, borsa grande e quadrata pure quella di paglia, e i baffi. Non sarà gentile dirlo, però li aveva davvero. Niente di spettacoloso

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sempre a pensare ai guai di famiglia di Ippolita e ad avercela con gli zii. Ci divertivamo insieme, eccome, nelle ore che lei aveva libere da compiti e

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invece successe poi. Lo stesso vale per quell'altra volta, quando siamo andate nelle grotte. anzi successe ancora meno, non abbiamo neppure cantato né

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bellissimo, tutto a sboffi e bianco accecante, ma col nero sotto. E la mattina dopo, giú acqua. Cosí gli stivali di gomma ce li siamo dovuti infilare

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ritiravano sempre in tempo perché Ippolita non se ne accorgesse. Io non li capivo tanto, quegli sguardi. Sembravano preoccupati, ansiosi; di che? Le

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ogni sera dopo aver chiuso la appendeva a un chiodo sul muro vicino, almeno non c'erano problemi per impadronirsene. Tirando il paletto aveva una

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